NB: a causa della nostra fortunata situazione economica personale, alcuni aspetti di questo post potrebbero suonare condiscendenti a persone in stato di bisogno, o che stiano sperimentando oppressione in qualsiasi forma. Non è questa la nostra intenzione e gran parte di quello che scriviamo è adattabile a diversi livelli di ricchezza economica e di privilegio.
Mettere in discussione qualsiasi acquisto: l’oggetto che sto comprando è creato per diventare o produrre spazzatura? Come, dove, in quali condizioni viene prodotto (idealmente, tutta la filiera, fin dove è possibile risalire)? Mi serve davvero? È un oggetto che supporta la vita sulla Terra, oppure no? Per una nuova relazione con gli oggetti e le risorse necessarie a produrli, vedere fra tante idee, le 7R (https://www.facebook.com/NovalisUbuntu/photos/a.10150352690048361/10156628911698361/?type=3&theater) e la comunità zero waste in Italia e nel mondo.
Cercare, a meno che non si sia in condizioni di salute o bisogno gravi, di eliminare l’uso di plastica e di usa e getta di qualsiasi materiale: si trovano alternative a quasi tutto; magari non saranno le cose che ci piacciono, o dovremo esercitare la creatività o addirittura lavorare in gruppo (chiedere in prestito, ad esempio), ma è possibile.
Creare isole di sopravvivenza: adottare un pezzo di terra e rigenerarlo (es.: www.wearetheark.org) in modo che possa supportare tutte le forme di vita; supportare la creazione di comunità resilienti: posti in cui si produce cibo ed energia sufficiente per piccoli gruppi, con acqua pulita e lontano dalle coste. Se poi non ci fossero eventi catastrofici, meglio: queste comunità potrebbero comunque fungere da zone per l’insegnamento e l’apprendimento e da esempi pratici per una vita in armonia col pianeta.
Supportare in maniera diretta agricoltori locali, che operano in armonia con la terra e usano tecniche rigenerative (oltre il bio), e tutte le forme di conservazione e miglioramento della biodiversità, per diminuire drasticamente l’estinzione di massa che sta avvenendo in questo momento, in gran parte ignorata.
Mangiare soprattutto cibi provenienti dai livelli più bassi della catena alimentare, locali e stagionali.
Piantare, e piantare ancora: alberi e cespugli, ovunque possibile e in qualsiasi momento possibile. Il fogliame sano in grandi quantità è essenziale per la sopravvivenza.
Imparare a coltivare qualcosa, anche solo le erbe aromatiche, per familiarizzarsi con i cicli e le necessità delle piante e, di conseguenza, di tutta la vita sulla Terra.
Imparare tecniche e modalità di vita non intensive: azioni come la piccola produzione autonoma di cibo, vestiti, energia ecc. idealmente riusando materiali esistenti, protezione di colture batteriche (yogurt ecc.), riscoperta e modernizzazione di modi di vita antichi, sopravvivenza nell’ambiente non cittadino e non coltivato, riduzione degli spazi abitativi, condivisione delle risorse e degli attrezzi (biblioteche degli attrezzi, buon vicinato, ecc.)
Provare a scambiare attività dipendenti dall’energia elettrica con alternative che non lo sono: forse provare a lavare qualcosa a mano, con poco o niente sapone; trovare caricabatteria solari o costruire forni solari, per fare qualche esempio.
Allenarsi all’essenzialità e alla rinuncia al superfluo (l’arte di arrangiarsi): in caso di necessità, così, non subiremo uno shock tale da renderci impotenti. Provare a vivere di cibo locale e stagionale, o anche provare a digiunare per capire come ci fa stare; provare a fare digiuni elettronici regolarmente; riflettere su quali, fra le tante cose che possediamo (se siamo in una posizione tale da poterlo fare), siano davvero essenziali per aiutarci a vivere.
Imparare a curarsi usando piante e rimedi facilmente accessibili dove ci troviamo: è controverso in questo momento storico, ma in caso di crollo totale non avremo medicine a disposizione. Sarebbe utile imparare a prenderci cura del nostro corpo, conoscendone i meccanismi e le necessità reali (dieta, movimento, equilibrio chimico ecc.). Inoltre, è molto utile conoscere il decorso delle malattie più comuni e la reale pericolosità delle varie fasi, in assenza di medicinali, per saper intervenire anche in tale situazione.
Parlare e condividere paure, ansie, ma anche soluzioni e risorse per trovare un equilibrio diverso: la comunità è essenziale a qualsiasi sopravvivenza. Praticare inoltre la gratitudine, poiché rende più facile affrontare problemi grandi e piccoli.
Essere curiosi, mettere tutto in discussione, ricercare: è altamente probabile che le soluzioni reali non verranno dal modo di pensare odierno, che ci siano cose che non possiamo neanche cominciare ad immaginare (energia gratis e totalmente pulita? Produzione di cibo in aree inospitali e senza additivi chimici? Tecnologia senza radiazioni? Nuove applicazioni della psiconeuroimmunologia? Queste sono solo alcune delle idee che paiono irrealizzabili adesso, ma che vorremmo veder diventare realtà), per cui dovremmo cercare di immaginare sogni radicalmente diversi, apparentemente folli per trovare soluzioni reali.
C’e ovviamente molto, molto di più: il mondo ed il web sono pieni di idee e soluzioni, alcune più attuabili di altre (un esempio fra tantissimi: www.drawdown.org). Ci sono comunità che già vivono in maniera indipendente e in armonia col pianeta che potrebbero insegnarci quali potrebbero essere i prossimi passi da fare. Se pensate che sia anche responsabilità vostra agire, il momento è adesso.
E sempre, amare più di quanto faccia paura la morte (Jem Bendell)